San Tomaso, un quartiere "in trappola" e sospeso tra centro e periferia - BergamoNews

2022-06-03 19:24:08 By : Ms. Myra Gu

Il nostro Marco Cimmino fa tappa nel quartiere di San Tomaso

A Bergamo, nel caso di via San Tommaso o, se si preferisce, San Tomaso, occorre sempre specificare: quella dell’Accademia o quella dell’Università? Quella che scende da Città Alta verso Borgo Santa Caterina o quella che sta fra il Corpo Santo di Colognola e la città?

Perché la nostra città di santi che si chiamino Tomaso ne celebra due, anche se, in realtà, è sempre lo stesso: uno con una importante arteria medievale e l’altro con un giovane quartiere periferico.

San Tomaso è un lembo di Bergamo che, come molti quartieri di impianto relativamente recente, è strettamente delimitato dalle arterie che collegano la città con il suo hinterland: questo fa sì che il quartiere appaia poco identificabile, rispetto al contesto in cui giace. Percorrendo le propaggini di via Moroni e di via San Bernardino, fuori dal circuito delle Muraine, si costeggia questo piccolo agglomerato urbano, caratterizzato da una grande chiesa in stile neoromanico e da un oratorio particolarmente attivo nello sport e segnatamente nel football.

Sull’origine del nome, non esistendo alcun santo che rechi il nobile cognome dei Calvi, si suppone che il territorio, dedicato al patronato di San Tommaso apostolo, appartenesse ai Calvi o che fosse, in qualche modo, legato loro, come la culla brembana della stirpe, ovvero Moio de’ Calvi.

Fatto sta che il quartiere di San Tomaso de’ Calvi se ne sta lì, impossibilitato a crescere dalle invalicabili barriere che lo delimitano: via Carducci, il Villaggio degli Sposi e le altre strade sopra nominate: e sembra un poco soffocato, in effetti, tra una periferia industriale che non riesce a ricollocarsi e un reticolo di stradette che parlano la lingua di quando Bergamo considerava quelle sue pertinenze extra moenia come una sorta di orti suburbani, tra la nebbia e le ranocchie.

Per tacer dei binari verso Lecco e Milano, che, proprio lì, s’intersecano: un quartiere in trappola, è la sensazione che mi fa San Tomaso, ogni volta che ci passo.

Oggi, tuttavia, con la presenza dell’Università e, soprattutto, con lo sviluppo di notevoli attività commerciali sul terreno che, un tempo, ospitava la gloriosa “Magrini”, quando Bergamo era un polo importante dell’industria lombarda e italiana, la vitalità del quartiere pare essere aumentata, sia pure per via di un quotidiano pendolarismo di massaie e di padri di famiglia armati di carrello e sacchetto della spesa.

Inoltre, al confine col quartiere di San Paolo, sorgono numerose attività e pare esservi maggiore movimento. Viceversa, nel cuore di San Tomaso, il tempo pare essersi fermato ai primi anni Sessanta, tra casette a un piano e qualche condominio un po’ triste.

Perché il rischio di quartieri così è quello di rimanere una specie di apostrofo grigio tra le parole “centro” e “periferia”: eppure, basterebbe poco per ridare slancio e vitalità a queste realtà suburbane.

Ma, di quartieri come San Tomaso ci si ricorda di rado. Anche a questo servono queste poche e povere righe.

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