Pioli e il Milan: l’allenatore normal one ora che ha vinto lo scudetto- Corriere.it

2022-06-03 19:25:41 By : Ms. Wang Selena

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Dopo la Fiorentina pensava di andare all’estero, invece è arrivato il Milan. Di lui dicevano che era bravo ma non vincente, adesso si è tenuto dietro grandi allenatori dei rossoneri

Quando Stefano Pioli ha lasciato la Fiorentina , il 9 aprile del 2019, era convinto che la sua esperienza nel calcio italiano fosse arrivata ai titoli di coda. «Mi vedo all’estero», aveva detto in famiglia e agli amici più fidati. Aveva già guidato, con alterne fortune, Bologna. Lazio e Inter . Il Milan, sei mesi esatti più tardi, è la tredicesima squadra, il regalo della vita e del calcio, sempre umorale, a un allenatore che aveva avuto meno di quanto meritasse. Di Stefano dicevano che è bravo, ma non un vincente. A Milano, sulla sponda rossonera del fiume, si è preso tutto, il primo scudetto della sua vita, l’amore incondizionato dei tifosi che a lui dedicano il primo coro, la considerazione dell’ambiente. Un riscatto totale.

Pioli è «on fire», grida la Curva Sud, ovvero il fuoco che brucia, il vero leader del Diavolo. E l’allenatore sul campo, dopo aver piegato l’Atalanta, balla al ritmo della sua gente. Uno di loro. Da dopo il blocco per Covid non ha sbagliato niente, superando limiti che sembravano invalicabili, respingendo il fantasma di Rangnick e, da buon ciclista dilettante, scalando montagne sempre più alte. L’anno scorso, vincendo proprio a Bergamo, è salito sino al secondo posto dietro l’Inter consentendo al Diavolo di ritrovare la Champions dopo sette anni. Adesso lo scudetto della rivincita contro chi lo aveva esonerato.

Un capolavoro tattico e psicologico. Pioli se lo merita . Alla Fiorentina, con l’abilità di un padre, aveva tenuto in piedi la squadra distrutta dal dolore per la morte di Astori a cui l’allenatore ha dedicato uno dei suoi primi pensieri. «Perché Davide è dentro di me», non si stanca di ripetere. Al Milan non ha sbagliato niente, perfetta la sintonia con Maldini e Massara. È vero che Ibra ha dato consapevolezza, ma Pioli ci ha messo tutto il resto.

Perché è innegabile che Inter e Napoli, ma anche la Juventus , abbiano una rosa migliore, più completa. Ma nessuno è forte come il Milan, nella consapevolezza, la qualità del gioco, l’esplosività. Una squadra giovane che si fonda sul collettivo. L’anno scorso l’Inter di Conte era trascinata dal totem Lukaku. Nel Milan l’attaccante che ha segnato di più è Leao, con 10 reti e ha fondato il trionfo sulla solidità difensiva. Dall’inizio del 2022 è la squadra che ha subito meno tiri in porta e meno gol. Una macchina quasi perfetta, modellata da Pioli con la pazienza e l’abilità di un artigiano. Perché il Milan è una squadra liquida, mai con la stessa faccia. Kessie trequartista a Empoli, tanto per fare un esempio, Tonali incursore a Verona e contro l’Atalanta, ultime trappole sulla strada del successo. Ma anche i terzini che diventano ali, i mediani che si dispongono in verticale, uno davanti all’altro, l’invenzione di Kalulu centrale di difesa quando il mercato non ha portato il sostituto di Kjaer. Mosse vincenti, studiate, provate e perfezionate nel laboratorio di Milanello.

Il campionato lo ha vinto la squadra migliore, quella più sul pezzo . Oltre allo scudetto, Pioli si è preso la soddisfazione di mettersi alle spalle allenatori che hanno fatto la storia del Diavolo. Solo Capello ha una media migliore. Stefano è davanti a Sacchi, Rocco, Ancelotti e Allegri , l’ultimo a vincere il campionato prima di lui undici anni fa. Nei suoi tre rossoneri il rendimento è sempre cresciuto e anche questo ha un significato preciso.

La sconfitta casalinga con lo Spezia, a metà gennaio, per quanto viziata da un clamoroso errore arbitrale, sembrava consegnare alla storia del campionato una squadra bella ma impreparata a respirare l’aria rarefatta dell’alta classifica. Un’altra sfida dentro San Siro, il derby del 5 febbraio, deciso dalla rete di Giroud, ha ribaltato il copione. Preziose, anzi fondamentali, le vittorie di Napoli e Roma contro la Lazio.

Prima del suo avvento, al posto di Giampaolo, il Milan sembrava allo sbando, senza un presente, né un futuro. Ora, anche se sta per cambiare proprietà, può aprire un ciclo nel segno del «Normal One» , che ha fatto qualcosa di straordinario, forse irripetibile. Ha trasformato una squadra in un’armata e in un gruppo di acciaio , capace di resistere alle critiche e alle tensioni. Non era facile gestire queste ultime settimane.

A Verona e contro l’Atalanta c’era il rischio che ai giocatori venisse il «braccino», cioè la paura di vincere , comprensibile in un gruppo che di esperienza ad alto livello ne ha poca. Non è successo. E ora il nuovo Milan ha il tempo di rifarsi e riprendersi il posto che gli spetta nella storia. Pioli ha dimostrato che niente è impossibile. Si può essere i più forti senza essere i più bravi .

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